Internet e Diritto d’autore: alcune semplici domande…

Diritto d’autore: le scuse per non chiedere l’autorizzazione prima di utilizzare un’opera.

Non tutti lo sanno (e molti fanno finta di non saperlo…), ma il diritto d’autore è un vero e proprio “diritto”, anzi una famiglia di diritti, regolati dalla Legge n. 633/41 (e successivi numerosi aggiornamenti).
Proviamo a vedere cosa succede se prendiamo le scuse più frequenti, usate per non chiedere l’autorizzazione prima di utilizzare un’opera, e le confrontiamo con la legge e la giurisprudenza?

Non se ne accorge nessuno.

Non è vero.
Ci sono software e sistemi di tracciamento molto efficaci che prima o poi individuano il tuo utilizzo abusivo e lo segnalano al titolare dei diritti (v. ad es. il Content ID di Youtube, che confronta automaticamente ogni video in caricamento con tutti gli altri, anche parzialmente già presenti nel data-base).

L’ho modificato.

OK, ma quanto e cosa hai modificato?
La questione è di difficile valutazione: in un’opera sono tutelate dal diritto d’autore le (sole) parti nuove e originali; ad es., un brano musicale può essere composto in parte da melodie note e di pubblico dominio, ed in parte da melodie originali. Le prime possono essere utilizzate liberamente, mentre le seconde no, quindi le modifiche che hai apportato devono essere tali da averle eliminate o comunque rese non più riconoscibili.
Comprendi bene che c’è un ampio margine d’incertezza; nel dubbio e per tranquillità, è meglio ottenere l’autorizzazione.

Ne ho utilizzato solo dei campioni oppure l’ho remixato.

L’utilizzo di un campione, anche molto breve, deve essere autorizzato dai titolari dei diritti.
A maggior ragione questo vale per un remix, in cui le parti riutilizzate sono molto ampie.
Puoi usare il campione di un brano sotto tutela solo se lo hai modificato in modo da non renderlo riconoscibile.
Valgono le considerazioni appena fatte per le modifiche.

Me lo ha “ordinato” il mio committente o datore di lavoro.

È una “scusa” che non regge.
Quando il titolare dei diritti dell’opera chiederà compensi e danni, e sarà ben difficile “convincere” il tuo committente o datore di lavoro ad assumersi le sue responsabilità (a meno che non ti abbia rilasciato una dichiarazione preventiva in cui assumeva il relativo obbligo, cosa piuttosto improbabile…), e finirai per risultare responsabile (solo o anche) tu.
Inoltre, la legge prevede sanzioni amministrative molto salate ed addirittura reati, per i quali la responsabilità resta sempre tua personale (e forse anche i tuoi “mandanti”).
Ma considera inoltre l’ipotesi inversa, ossia se, nel creare un contenuto per il tuo datore di lavoro o committente, utilizzi a sua insaputa un’opera altrui senza autorizzazione: oltre a tutte le conseguenze sopra indicate (nei tuoi e nei loro confronti), e ci rimetterai anche il posto di lavoro e la reputazione professionale.

È per uso interno.

Non ha importanza, è pur sempre una utilizzazione; se la notizia trapela scattano tutte le conseguenze civili, amministrative e penali previste dalla legge.

L’opera è molto vecchia ed è senz’altro caduta in pubblico dominio.

Devi fare molta attenzione: l’opera originale potrebbe esserlo davvero, ma potrebbero esserci altri soggetti a vantare diritti sullo specifico esemplare che vuoi utilizzare, ad es.: produttore, esecutore, traduttore, …

Ho fretta.

Lo sai da solo: è una scusa inutile.
Se hai bisogno di utilizzare contenuti coperti dal diritto d’autore, devi muoverti con molto anticipo per (contrattare e) ottenere i consensi di tutti i soggetti interessati (e potrebbero essere diversi: autore, esecutore, produttore, …).

È stato impossibile rintracciare o contattare il titolare dei diritti.

Tutti gli sforzi che hai fatto non ti giustificano: senza autorizzazione non puoi utilizzare il contenuto protetto.
E se mettessi, nel contenuto, una didascalia che invita l’eventuale titolare dei relativi diritti a contattarti?
Giova poco: se il titolare si farà vivo dopo la pubblicazione, sarai in sua balìa e potrà avanzare pretese astronomiche.

È per uso consentito dalla legge: insegnamento, ricerca scientifica, critica, discussione.

L’art. 70 prevede alcune ipotesi eccezionali di uso legittimo; se non sei sicuro di rientrarvi, chiedi il consenso.
È comunque sempre necessario menzionare titolo dell’opera, nome dell’autore, dell’editore e, se presente, del traduttore.

C’è la licenza Creative Commons.

Bene, ma ci sono diversi tipi di tali licenze, alcuni molto restrittivi (no elaborazione, no uso commerciale, …): hai controllato, nelle relative condizioni, se il tuo utilizzo è tra quelli consentiti?

 
L’ho trovato su Internet.

Infine, sfatiamo il più grande mito sul copyright: non è vero che tutto quello che troviamo on-line è di pubblico dominio, anzi è vero il contrario: quasi tutto ciò che compare in Rete è soggetto ad una tutela autorale, quindi è rischioso riutilizzare un contenuto senza prima essersi accertati di poterlo fare, ossia – in altre parole – che il titolare dei relativi diritti ne abbia autorizzato lo specifico uso che noi intendiamo farne.

Come fare?

Innanzitutto, cercando sullo stesso Sito dove il contenuto è pubblicato se siano indicate le condizioni di utilizzo; potremmo ad esempio scoprire che il titolare dei diritti ha concesso una licenza Creative Commons, e dovremo allora ulteriormente controllare se il tipo di licenza concessa comprenda l’uso specifico che a noi interessa.
Per le immagini, Google ha l’utilissimo strumento “diritti di utilizzo” che le raggruppa sulla base della licenza con cui sono state pubblicate.
Se non troviamo indicazioni, la strada più semplice è quella di contattare il proprietario del sito e chiedergli informazioni sull’opera che ci interessa; individuato il titolare dei diritti, ci facciamo dare l’autorizzazione (per iscritto).
Se neppure questa strada è percorribile, la questione diventa piuttosto complicata: si tratta infatti di valutare se l’opera è caduta in pubblico dominio (in generale, dopo 70 anni dalla morte dell’autore, ma ogni singolo caso deve essere ben valutato, v. sopra) o se l’uso che intendiamo farne è consentito (art. 70 L.D.A.); se non siamo sicuri di rientrare in uno di questi casi, o non vogliamo romperci troppo la testa, e se quel contenuto non ci è proprio indispensabile, è meglio lasciarlo perdere.

Regola del NO.

Concludendo: quando pensi di utilizzare un’opera, un “contenuto” altrui, parti sempre dal presupposto che NON lo puoi fare.
Solo se hai l’autorizzazione, o se sei sicuro che non sia necessaria, magari con l’aiuto di quanto ho scritto sopra, utilizzalo.
Altrimenti, lascia perdere.
Anche perché, se l’autore ti scopre a cose fatte, a quel punto potrà costarti molto caro ottenere la licenza, o rimuovere il contenuto dalla tua opera.
Senza considerare le sanzioni amministrative e penali.

Un esempio pratico.

Questo stesso articolo è un esempio di quanto sopra: lo stuzzicante argomento mi è stato ispirato da una serie di tutorial pubblicati su YouTube; autore ne risulta l’avv. Giovanni d’Ammassa: prima di iniziare la stesura sono risalito al “canale”, da lì al suo sito, quindi al numero di telefono del suo Studio; l’ho chiamato, gli ho spiegato l’uso che intendevo farne, e mi ha gentilmente autorizzato.
Così, con pochi click e una breve telefonata, non solo ho rispettato la legge, ma ho anche riconosciuto il giusto merito all’ottimo Collega, e soprattutto creato un nuovo rapporto personale e professionale che chissà quali futuri sviluppi potrà avere…